APE D’ORO 2015

Prove tecniche di nuove alleanze tra pacchiana mancanza di stile e scelte inopportune

Nella serata dedicata a l’APE D’ORO Venerdì scorso, è andato in scena uno spettacolo che ha sepolto un’iniziativa che cominciava a diventare un appuntamento di prestigio per la nostra città.

Già la scelta di inserire, nei manifesti istituzionali, simboli (e lo svolgimento della serata lo ha chiaramente evidenziato) che richiamano ad un ben preciso schieramento politico dell’opposizione di centro-destra ci aveva indignato non poco.

La cosa è stata anche evidenziata dal Presidente del Consiglio Comunale che ha formalmente presentato nota di disappunto al Sindaco ed alla Giunta, chiedendo il ritiro della delibera organizzativa della Giunta Comunale (n° 196).

Il Sindaco si è ridotto a fare da “spalla” ad un consigliere comunale di opposizione che, sul palco del Teatro Comunale si è trasformato in presentatore, monopolizzando la scena.

A Milano sono il Sindaco ed il Presidente del Consiglio Comunale a fare le premiazioni

Pensiamo che arricchire con musiche e spettacoli un’iniziativa istituzionale sia una cosa piacevole, ma utilizzarla per fare propaganda politica mettendo sul palco attuali consiglieri comunali ed assessori, in modo da sfruttare quell’occasione come opportunità per fare campagna elettorale è offensivo. Se poi si condisce il tutto con la retorica del dire “noi vogliamo cambiare” risulta anche sgradevole.

Diciamo la verità: “OGNI OCCASIONE VA UTILIZZATA!“.

Non condividiamo la scelta di premiare una azienda che è stata in causa con il Comune per motivi di inquinamento.

Ma è stato proprio sul finale che la serata è sbandata clamorosamente con una buona mezz’oretta che nulla aveva a che fare con la ufficialità dell’evento.

Stupefacente l’omaggio floreale alla moglie del presidente dell’associazione.

Sarà stato anche il suo compleanno, ma cosa c’entrava con una manifestazione istituzionale come l’Ape d’Oro?

Evidentemente il presentatore-consigliere di centrodestra si era talmente impossessato della serata che ha scambiato una serata ufficiale e istituzionale per la “festa privata” della sua associazione.

SECONDO VOI COSA SUCCEDEREBBE SE IL SINDACO E LA GIUNTA DI MILANO TRATTASSERO IN QUESTO L’AMBROGINO D’ORO?

Dopo questa esperienza si stanno già facendo previsioni sulle sponsorizzazioni delle celebrazioni del prossimo 25 Aprile. Oltre a questo sorgono in noi spontanee alcune domande:

Quante associazioni sono state invitate a partecipare all’organizzazione del più prestigioso riconoscimento civico della nostra cittadinanza?

A cosa sono dovute le dimissioni e il malumore all’interno della Commissione Comunale dell’Ape d’Oro?

Se De Luca e il PD vogliono preparare nuove alleanze perché non parlano chiaramente?

Noi siamo pronti a prenderne atto ed assumere iniziative adeguate.

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INTEGRAZIONE … LO STRUZZO CHE C’E’ IN NOI

La strategia dello struzzo si può esprimere come la scelta di prendere in considerazione solo gli aspetti positivi di una situazione. Secondo la credenza comune, lo struzzo, in caso di pericolo, nasconderebbe la testa sotto la sabbia, sicuro così di non subire il danno (non lo vede!).

struzzi

Uno struzzo! Ecco come definirei chi sostiene che ho proposto di aprire una Moschea a Limbiate.

Non solo non hanno voglia di informarsi, perché basta leggere le parole che ho detto in commissione territorio per capire cosa ho proposto, ma questi non sanno nemmeno dove vivono, perché a Limbiate esistono già ben due Moschee da una decina di anni e non se ne sono mai accorti. Ma d’altronde non è colpa loro, è merito dei mussulmani che le frequentano in santa pace senza dare fastidio a nessuno.

Gli stranieri a Limbiate:

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Gli stranieri residenti a Limbiate al 1° gennaio 2011 sono 3.558 e rappresentano il 10,1% della popolazione residente e le etnie sono così suddivise

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La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania con il 17,1% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dall’Albania (11,5%) e dal Marocco (9,7%).

Grafico cittadinanza stranieri - Limbiate 2011

Per il dettaglio clicca QUI

In Commissione ho parlato

di urbanistica

Una persona ha chiesto di poter realizzare una Moschea in un capannone industriale e per regolamento non si può, allora l’Assessore Ferrante ha proposto di modificare, attraverso una variante, il regolamento per permettere di realizzare quanto il Sig. Ahmed chiedeva.

Quindi qui non si sta discutendo se dare o meno la possibilità di fare la terza Moschea, si sta discutendo se dare la possibilità di trasformare le aree dismesse e produttive in luoghi di Culto.

Trasformare le aree dismesse e

produttive in luoghi di Culto?

Il Comune di Limbiate e la sua comunità vogliono arrivare a permettere una cosa del genere?

Io sono disponibile a condividere una cosa come questa, solo se non ci sono alternative e per evitare situazioni simili a quelle di Viale Jenner. Non sono disponibile a una ghettizzazione programmata.

Da Wikipedia: Il termine ghetto deriva dall’omonimo quartiere di Venezia del XIV secolo. Prima che venisse designato come parte della città riservata agli ebrei, era una fonderia di ferro: il nome del quartiere deriva dal veneziano geto, pronunziato ghèto dai locali ebrei Aschenaziti di origine tedesca, inteso come getto, cioè la gettata (colata) di metallo fuso.

PROMUOVERE L’INTEGRAZIONE

CON IL PGT

I cittadini stranieri di religione mussulmana si stanno stabilendo preferibilmente al Villaggio dei Giovi. Lì hanno iniziato a costruire una loro rete di commercio al dettaglio e luoghi di culto. Di fatto viviamo nello stesso paese ma ognuno vive il suo pezzo di città.
La variante al PGT è un’importante occasione per riflettere sulla pianificazione degli spazi della nostra cittadina. L’urbanistica può e deve avere un ruolo nelle logiche e nei processi di integrazione dei cittadini limbiatesi stranieri. Se non avviamo una seria riflessione sulle politiche dell’integrazione corriamo il rischio di vedere la progressiva formazione di zone nelle quali vengono emarginate le persone appartenenti alle fasce più umili ed escluse della popolazione per i più diversi motivi, generando i così detti ghetti urbani. Processo avvenuto anche nel centro storico.
Questa riflessione deve essere alla base regolamento dell’Housing Sociale, che sarà prossimamente approvato in Consiglio Comunale.
Dobbiamo fare in modo che questo tipo di intervento sociale a garanzia del diritto alla casa, non deve risultare concentrato in un luogo della città ne tanto meno in singoli interventi edilizi.

L’Housing Sociale deve essere

il più diffuso possibile.

Bisognerebbe valutare la possibilità di non concentrare negli stessi stabili famiglie di immigrati della stessa etnia in modo da promuovere una vera e propria integrazione, come fanno nel nord Europa.

Insomma occorre promuovere l’utilizzo degli strumenti urbanistici per contrastare la formazione di zone caratterizzate etnicamente e magari degradate.

Dobbiamo inoltre, creare le migliori condizioni di vita possibile per tutti i cittadini. Arrivando a programmare e realizzare nel centro della nostra città spazi interculturali e multiculturali, luoghi dignitosi di incontro di dialogo e confronto, di crescita comune, che permettano anche a ognuno di pregare il proprio Dio. Non possiamo permettere che ciò avvenga in scantinati o capannoni.

Per fare comunità  e promuovere l’integrazione non sono sufficienti sporadiche iniziative (anche se importantissime) come la Festa dei Popoli, serve creare delle occasioni quotidiane di condivisione e tolleranza.

Andare incontro agli altri: secondo Papa Francesco è questa la missione che ogni cristiano dovrebbe portare avanti. Durante l’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, il Papa ha affermato l’importanza del dialogo con non credenti e i fedeli delle altre religioni: “Dobbiamo incontrare tutti – ha spiegato Bergoglio – perché tutti abbiamo in comune d’essere creati a immagine e somiglianza di Dio. Possiamo andare incontro a tutti senza paura e senza rinunciare alla nostra appartenenza“.

Io non sono una struzzo e non voglio esserlo, cerco di studiare e capire, oltre ad ascoltare chi non la pensa come me. Questa è innanzitutto una battaglia personale (che vale per ognuno di noi) e vuole essere un incitamento alla mobilitazione di tutti coloro che vogliono iscriversi al campo della Solidarietà e la Fratellanza.

Nel corso dell’Angelus dell’11 agosto 2013, il Pontefice rivolge un saluto all’intera comunità musulmana, definendoli come “nostri fratellie invitando cristiani e musulmani affinché s’impegnino ad avere un maggior rispetto reciproco rafforzando il dialogo interreligioso, specialmente attraverso l’educazione delle nuove generazioni nel rapporto fra le due religioni.

Ritengo che nessuno meglio di Don Angelo a Limbiate possa essere il fautore dell’incontro tra le diverse religioni che compongo la nostra città, scuotendo la nostra anima e i nostri sentimenti, assopendo le nostre paure. Per conto nostro, noi cerchiamo di attivare i migliori strumenti urbanistici volti all’integrazione e alla migliore convivenza.

In secoli di travaglio abbiamo creato un modello basato sulla tolleranza che caratterizza la cultura occidentale. Da tale modello discendono criteri su cui basare tutte le nostre azioni. Non ha senso dire di assumerlo e sbandierarlo se poi si adottano criteri che discendono  da altri modelli.

Deviare da questa logica vuol dire rafforzare le posizioni di chi sostiene che la nostra cultura è da abbattere. La nostra incoerenza diventa la più pericolosa accusa contro la nostra cultura che è denunciata come falsa.

Art. 19 della Costituzione Italiana

Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.

Chiedono di erigere luoghi di culto sulla base delle nostre leggi e costituzioni. Non è questo un segno straordinario di riconoscimento e di fiducia nella nostra cultura? Mettiamo a frutto questo risultato. Così quando parleranno di noi nei loro paesi di origine, parleranno di un Paese giusto che promuove l’uguaglianza sociale e la libertà di culto.

Tutela e limiti della libertà religiosa

Clicca sulle immagini per approfondire

Le norme sugli edifici di culto

Corso di Diritto Ecclesiastico Prof. Giovanni Cimbalo su Art.19

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AULI’ ULE’

«Aulì Ulè» all’Idroscalo : nasce il parco dei bambini

Tra spazi relax e giochi d’altri tempi prende forma l’idea per i più piccoli pensata da Fulvio Scaparro

UNA PROPOSTA PER LIMBIATE:

FAR DIVENTARE VIA CAIROLI UNO SPAZIO AULI’ ULE’

Casca il mondo, casca la terra… tutti  giù per terra! Un grande Parco per i bambini a Limbiate

Correre all’aria aperta, fare capriole in un prato, toccare la terra, esplorare lo spazio e poi stanchi mettersi a pancia in su e guardare l’azzurro del cielo. Più di tutti i bambini desiderano vivere queste attività anche se nel momento attuale sempre meno sono le occasioni in cui essi, e con loro gli adulti, possono assaporare il contatto con la natura e fruire di momenti in cui la creatività permette di inventare giochi mai sperimentati e di riscoprire il piacere di muoversi in libertà.
Questi sono stati i temi affrontati nell’incontro di lunedì 19 maggio da una rappresentanza del “Comitato+ Limbiate–Cemento” Germana Mosconi e Mauro Varisco, insieme al consigliere comunale di Sinistra e Partecipazione Giulio Fossati, con la dottoressa Vendramini e il Professor Scaparro, noto psicopedagogista a Milano, da sempre impegnato nell’ambito di progetti dedicati ai bambini, agli adolescenti e ai genitori.

In particolare siamo stati catturati da una sua recente proposta: “Aulì, ulè”, il giardino dei giochi dimenticati. Si tratta della realizzazione di un Parco presso l’Idroscalo di Milano in collaborazione con l’ Accademia di Brera e dedicato ai bambini da 0 a 10 anni: è questo un luogo poco strutturato in cui grazie anche alla presenza di giovani animatori dell’Accademia dei giochi dimenticati, i bambini possono liberamente giocare, correre, saltare, stare insieme e imparare i “vecchi” giochi della nostra tradizione e di quella dei bambini che vengono da Paesi molto lontani, creando un interessante scambio interculturale.

La vasta area di Limbiate, circa 40.000mq, situata in via Cairoli e inserita nel Parco delle Groane, presenta tutte le caratteristiche perché anche la nostra città possa avere uno spazio verde, “vuoto”, che possa essere riempito dalle voci e dai corpi in movimento dei bambini e dalla presenza dei loro genitori, baby sitter e nonni, nel rispetto del territorio circostante. Si tratterebbe cioè di realizzare un Parco le cui caratteristiche si discostano di molto dal comune e diffuso parco dei divertimenti.
La sua esigua strutturazione infatti, permetterebbe ai bambini di diventare i veri “colonizzatori” dello spazio e di immaginarsi suoi esploratori attraverso il contatto con tutti gli elementi della natura. E’ chiaro come i presupposti di tale progetto siano da una parte di carattere ecologico e dall’altra pedagogico. La realizzazione del Parco infatti permetterebbe sia di preservare una parte di territorio, la cui tutela è importante da un punto di vista naturalistico e storico e sia di proporre ai bambini un “tempo” da vivere in modo alternativo rispetto a quello che in genere vivono tra le mura domestiche, cioè un tempo in cui abbandonare l’uso di giochi e attività strutturati per avventurarsi alla scoperta della natura attraverso il corpo e il movimento. Perché tutto ciò sia realizzabile è necessario offrire la garanzia di un ambiente sicuro, pulito e curato in cui i bambini possano davvero scoprire senza pericoli la bellezza della natura e dello stare insieme divertendosi con giochi divenuti ormai “passati” e sconosciuti ai più.
Molti sono gli aspetti che necessitano di essere discussi, quali: la predisposizione di un’eventuale area dedicata, cioè riservata, a chi volesse entrare nel parco con il proprio cane, l’organizzazione di un’adeguata e continua manutenzione sia degli spazi verdi che dei servizi messi a disposizione dei fruitori del parco (bagni, fontanelle, deposito giochi etc.). E’ certo che con la realizzazione di un parco di così vaste dimensioni tutti, indipendentemente dalle proprie condizioni sociali ed economiche, potranno avere il “privilegio” di vivere alcuni momenti della giornata all’aria aperta e di riscoprire suoni e profumi di una natura che appare sempre più sconosciuta, soprattutto alle nuove generazioni.

Dott.ssa Germana Mosconi

Incontro con Scaparro

Nella foto da Sinistra: Giulio Fossati, Dott. Mauro Varisco, Dott.sa Germana Mosconi, Prof. Fulvio Scaparro, Dott.sa Chiara Vendramini.

SINISTRA E PARTECIPAZIONE E’ PER LA PRESERVAZIONE DEL GRANDE PARCO DI VIA CAIROLI OGGI COME NEL 2009.

LA PROPOSTA DELL’AREA AULI’ ULE’ PUO’ ESSERE UNA PROPOSTA INNOVATIVA CHE AMPLIA LA PROPOSTA DI UN “CENTRAL PARK LIMBIATESE” CHE FACEMMO IL 17 OTTOBRE 2009 . QUANDO CONVOCAMMO LA MARCIA PER LA TUTELA DELL’AREA DI VIA CAIROLI

GUARDA LE FOTO DELLA MANIFESTAZIONE

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LA PROPOSTA AULI’ ULE’ PUO’ ESSERE UNA PROPOSTA CHE DA ATTUAZIONE AL PROGRAMMA AMMINISTRATIVO DI RAFFAELE DE LUCA E DEL CENTROSINISTRA LIMBIATESE:

  • I bambini per i quali riteniamo vada garantito, prima di tutto, il diritto ad una città a loro misura e che li faccia crescere serenamente.

  • Tutela di tutte le aree a Parco delle Groane e blocco dei progetti che insistono su di queste.

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ANTENNA TELEFONICA DEL CERESOLO E QUALCOSA DI PIU’

I partiti del centrosinistra chiedono lo stop

21 febbraio 2013 – I gruppi consiliari del centrosinistra limbiatese hanno chiesto un incontro urgente il Sindaco Raffaele De Luca per chiedere all’amministrazione comunale una valutazione più approfondita riguardo l’antenna telefonica posta sopra l’acquedotto del CAP nel rione Ceresolo, posizionata a seguito delle molte lamentele giunte per la scarsa efficienza del segnale di telefonia cellulare nella zona del Centro Storico.

Siamo certi che tutto si sia sviluppato nel pieno rispetto della legalità, ma abbiamo comunque chiesto al Sindaco e alla sua Giunta di fare un passo avanti, prendendo in considerazione senza sottovalutarle, le legittime richieste delle famiglie limbiatesi del Ceresolo, che vedendosi sulla testa una serie di impianti elettromagnetici, si sono comunque allarmate indipendentemente dal fatto che le prime misurazioni fossero sotto i limiti di legge.

Abbiamo avuto un ritorno positivo dall’incontro, alla fine del quale il Sindaco ha promesso un azione immediata di sospensione della procedura.

I partiti della maggioranza nel Consiglio Comunale di Limbiate

Partito Democratico – Sinistra e Partecipazione – Lista LIMBIATE SOLIDALE

COSA HA CHIESTO SINISTRA E PARTECIPAZIONE OLTRE A QUANTO SOPRA

Come Gruppo Consigliare abbiamo chiesto una pianificazione dei luoghi dove si potranno installare questo genere di impianti. Lo strumento di pianificazione che abbiamo individuato è il piano dei servizi che si sta realizzando in questi giorni nel Piano di Governo del Territorio. Infatti questi impianti sono ormai classificati come opere di urbanizzazione primarie, servono la collettività e hanno i loro effetti sulla comunità. Pertanto devo essere pianificati, governati e monitorati con la massima attenzione dall’Ente Pubblico,  nell’interesse generale e per l’interesse generale.

Se così non fosse saremmo di fronte ad un’assenza di responsabilità che potrebbe portare, ad esempio al Ceresolo, a spostare le antenne da un’area pubblica, per installarla su di una proprietà privata magari a pochi metri da dove si trovava in precedenza.

Una doppia beffa! Una sconfitta nell’interesse e dell’interesse pubblico

Il Comune perderebbe le sue piccole entrate che potrebbero servire (esempio) ad acquistare materiale tecnologico per le scuole. I cittadini vedrebbero comunque sulle proprie teste le antenne che tanto e giustamente li preoccupano.

Chiediamo di avviare uno studio partendo dal regolamento vigente con i seguenti obiettivi:

Ottimizzare la copertura di segnale telefonico sulla nostra città per l’abbattimento del digital divide nel nostro comune

Pianificazione dei siti dove realizzare i tralicci per l’installazione delle antenne anche attraverso l’esproprio forzoso dei terreni

Stabilire i siti per l’installazione: procedendo all’allargamento di cerchi tracciati intorno alle strutture pubbliche e luoghi sensibili della città, con la maggiore distanza possibile dai centri densamente abitati

Va però chiarito un aspetto, la pianificazione non sarà vincolante, perchè la legge permette lo scavalco dei regolamente comunali http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Gasparri. Anche se la Legge Gasparri è stata ritenuta dalla Commissione di Giustizia Europea incompatibile con il diritto comunitario e siamo ancora in attesa di una correzione della legge. Su questo tema proponiamo di approvare una mozione da trasmettere al Governo e al Parlamento.

SERVE POLITICA NON SCARICATORI DI RESPONSABILITA’

L’assessore dice che gli uffici hanno seguito la questione come una normale procedura burocratica. Aggiunge che bisognava intervenire prima per il fermo dell’installazione … ma allora perchè ha proposto la deliberazione autorizzativa dell’impianto?? Perchè tenta di scaricare responsabilità su altri e sui tecnici del Comune??

Su questa partita il Sindaco si sta ormai muovendo da solo, nel tentativo di andare incontro alle richieste dei cittadini, incontrare le società ecc. Noi siamo con lui!

ECCO I DOCUMENTI ! OCCHIO ALLE FIRME …

PROTOCOLLO N. 17313

delibera 159

Contratto Cap HoldingComune di Limbiate315

determina 166 2013

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PGT e ex Ospedale Antonini

Area Mombello

Cosa potrebbe capitare all’area ex Ospedale Antonimi con il PGT?

Qui di seguito il documento apparso sul sito del Comune di Limbiate:

102 (Mombello-Limbiate)_Allegato_NtaDdP_SchedaAS

Il Documento di piano prevede che sull’area ex Ospedale Antonini, considerata strategica, saranno ammesse, nei limiti dei volumi esistenti, tutte le destinazioni d’uso tranne le attività insalubri di I classe.

Potete trovare il Decreto Ministeriale che regolamenta le attività insalubri qui:

http://www.trovanorme.salute.gov.it/dettaglioAtto;jsessionid=e4ca2rI+OLaCPBkNRgzriA__?id=10645

Oppure qui:

elenco delle industrie insalubri – dm 05-09-94

Questo vuol dire che lì sarebbe possibile costruire di tutto. Ma siamo matti?

Da quasi venti anni sull’ex Ospedale Antonini volteggiano fantasie e intensi desideri: tutto tranne la serietà e il buon senso.

Le indicazioni come quelle concepite con il Documento di piano sono di fatto il grimaldello per aprire a qualsiasi avventura così come previsto dal “Progetto di marketing immobiliare” promosso dalla Provincia di Monza e Brianza e pubblicato nel mese di Luglio del 2012.

Non è un particolare insignificante che la Provincia sia la proprietaria dell’area.

Tale progetto è di fatto un messaggio al mercato con il quale si manifesta la volontà della Provincia di volere accogliere proposte immobiliari, ammettendo la possibilità di trattare sui volumi da concedere.

Il progetto provinciale e il Documento di piano comunale sono allineati, l’unica differenza è sui volumi ammissibili.

L’esperienza però ci dice che quando la proprietà (la Provincia agisce in questa veste) e l’amministrazione pubblica detentrice del potere di pianificazione si muovono in parallelo alla ricerca di convenienze economiche, chi ci rimette è il territorio.

L’espressione “valorizzare” è intesa sempre in modo ristretto come valorizzazione economica e in tal senso è sfruttamento.

Valorizzare significa ridare valore a ciò che è stato, ridargli un senso adeguandolo a una realtà che è mutata senza perderne la matrice.

L’ex Ospedale Antonini non è un terreno indifferente, ma il luogo che è stato per 150 anni lo scenario della sofferenza di uomini, donne e fanciulli, del lavoro e anche della devozione di migliaia di medici e infermieri, di religiosi e religiose.

E’ prima di tutto un luogo sacro di cui gli amministratori, di ogni specie, non possono disporre a piacimento, non ne sono i proprietari, ma i conservatori e i custodi.

Mombello è anche la testimonianza materiale delle politiche sociali perseguite per più di un secolo dalle classi egemoni oltre che della pratica psichiatrica che di quelle politiche ne costituiva l’ideologia.

Non capiremo mai perché tanta enfasi sul soggiorno di Napoleone a Mombello, episodio insignificante nella biografia del generale mentre nulla si dice sulla storia drammatica della malattia mentale nel Milanese cui è collegato quel luogo.

Forse perché ci costringerebbe a fare i conti con lo stato attuale dei servizi riguardanti il disagio psichico.

Generazioni di “matti” ci hanno consegnato un’area di straordinario valore e la loro memoria ci commette di preservarla.

Le mura dell’ospedale si sono erte a diga contro l’onda della cementificazione che in settanta anni ha dilagato tutto attorno alla collina.

Per la sua storia e per il suo valore ambientale l’approccio a questo luogo deve essere di rispetto e di umiltà.

Fate scomparire quei viali, i padiglioni e le strutture collegate e tutto scomparirà, aprendo a qualsiasi avventura.

Fu chiesto a un saggio :“Che cos’è il nulla?” che rispose: “Il luogo dove non vi è memoria”.

Si pensa a Bilbao e non si va al S. Giovanni di Trieste o al Paolo Pini di Milano.

Conoscere queste esperienze porterebbe alla comprensione del significato di valorizzazione.

Si pensa a grandi idee “motore” e non si riesce a spendere qualche decina di migliaia di euro per la manutenzione del verde di Mombello al fine di renderlo fruibile.

Si pensa al museo della follia e non si riesce a investire un euro sull’archivio storico che è lì apparecchiato per i topi.

La sindrome di Mitterand coglie spesso chi è investito di qualche responsabilità pubblica che vuol lasciare il segno del suo passaggio con qualcosa di grandioso e perenne.

Ma Mitterand disponeva di mezzi materiali e …….intellettuali.

Oltre a ciò aveva Parigi.

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