PGT e ex Ospedale Antonini

Area Mombello

Cosa potrebbe capitare all’area ex Ospedale Antonimi con il PGT?

Qui di seguito il documento apparso sul sito del Comune di Limbiate:

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Il Documento di piano prevede che sull’area ex Ospedale Antonini, considerata strategica, saranno ammesse, nei limiti dei volumi esistenti, tutte le destinazioni d’uso tranne le attività insalubri di I classe.

Potete trovare il Decreto Ministeriale che regolamenta le attività insalubri qui:

http://www.trovanorme.salute.gov.it/dettaglioAtto;jsessionid=e4ca2rI+OLaCPBkNRgzriA__?id=10645

Oppure qui:

elenco delle industrie insalubri – dm 05-09-94

Questo vuol dire che lì sarebbe possibile costruire di tutto. Ma siamo matti?

Da quasi venti anni sull’ex Ospedale Antonini volteggiano fantasie e intensi desideri: tutto tranne la serietà e il buon senso.

Le indicazioni come quelle concepite con il Documento di piano sono di fatto il grimaldello per aprire a qualsiasi avventura così come previsto dal “Progetto di marketing immobiliare” promosso dalla Provincia di Monza e Brianza e pubblicato nel mese di Luglio del 2012.

Non è un particolare insignificante che la Provincia sia la proprietaria dell’area.

Tale progetto è di fatto un messaggio al mercato con il quale si manifesta la volontà della Provincia di volere accogliere proposte immobiliari, ammettendo la possibilità di trattare sui volumi da concedere.

Il progetto provinciale e il Documento di piano comunale sono allineati, l’unica differenza è sui volumi ammissibili.

L’esperienza però ci dice che quando la proprietà (la Provincia agisce in questa veste) e l’amministrazione pubblica detentrice del potere di pianificazione si muovono in parallelo alla ricerca di convenienze economiche, chi ci rimette è il territorio.

L’espressione “valorizzare” è intesa sempre in modo ristretto come valorizzazione economica e in tal senso è sfruttamento.

Valorizzare significa ridare valore a ciò che è stato, ridargli un senso adeguandolo a una realtà che è mutata senza perderne la matrice.

L’ex Ospedale Antonini non è un terreno indifferente, ma il luogo che è stato per 150 anni lo scenario della sofferenza di uomini, donne e fanciulli, del lavoro e anche della devozione di migliaia di medici e infermieri, di religiosi e religiose.

E’ prima di tutto un luogo sacro di cui gli amministratori, di ogni specie, non possono disporre a piacimento, non ne sono i proprietari, ma i conservatori e i custodi.

Mombello è anche la testimonianza materiale delle politiche sociali perseguite per più di un secolo dalle classi egemoni oltre che della pratica psichiatrica che di quelle politiche ne costituiva l’ideologia.

Non capiremo mai perché tanta enfasi sul soggiorno di Napoleone a Mombello, episodio insignificante nella biografia del generale mentre nulla si dice sulla storia drammatica della malattia mentale nel Milanese cui è collegato quel luogo.

Forse perché ci costringerebbe a fare i conti con lo stato attuale dei servizi riguardanti il disagio psichico.

Generazioni di “matti” ci hanno consegnato un’area di straordinario valore e la loro memoria ci commette di preservarla.

Le mura dell’ospedale si sono erte a diga contro l’onda della cementificazione che in settanta anni ha dilagato tutto attorno alla collina.

Per la sua storia e per il suo valore ambientale l’approccio a questo luogo deve essere di rispetto e di umiltà.

Fate scomparire quei viali, i padiglioni e le strutture collegate e tutto scomparirà, aprendo a qualsiasi avventura.

Fu chiesto a un saggio :“Che cos’è il nulla?” che rispose: “Il luogo dove non vi è memoria”.

Si pensa a Bilbao e non si va al S. Giovanni di Trieste o al Paolo Pini di Milano.

Conoscere queste esperienze porterebbe alla comprensione del significato di valorizzazione.

Si pensa a grandi idee “motore” e non si riesce a spendere qualche decina di migliaia di euro per la manutenzione del verde di Mombello al fine di renderlo fruibile.

Si pensa al museo della follia e non si riesce a investire un euro sull’archivio storico che è lì apparecchiato per i topi.

La sindrome di Mitterand coglie spesso chi è investito di qualche responsabilità pubblica che vuol lasciare il segno del suo passaggio con qualcosa di grandioso e perenne.

Ma Mitterand disponeva di mezzi materiali e …….intellettuali.

Oltre a ciò aveva Parigi.

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